Una suddivisione dei fondi comuni di investimento collocati nel nostro Paese riguarda la loro origine. In questo senso si distinguono fondi di diritto italiano e fondi di diritto estero, questi ultimi costituiti in Paesi stranieri e offerti in Italia. In base a questo criterio possiamo individuare i cosiddetti fondi armonizzati e fondi non armonizzati.
La differenza riguarda la loro conformità verso le normative europee. Infatti i fondi armonizzati sono fondi e Sicav di tipo aperto, costituiti nei Paesi dell’Unione europea, che investono prevalentemente in strumenti finanziari quotati nelle Borse regolamentate (azioni, obbligazioni, e quant’altro).
Il termine “armonizzati” deriva dal fatto che seguono regole e criteri comuni, previsti a livello comunitario (Direttiva CEE n. 85/611), per tutelare gli interessi dei risparmiatori. I punti più importanti della Direttiva prevedono la limitazione dei rischi che i gestori devono assumere nelle loro decisioni di investimento (è previsto nel regolamento dei fondi) e una serie di controlli a cui sono sottoposti.
In base alle norme comunitarie, quindi, i fondi armonizzati di tutti i Paesi di origine devono avere caratteristiche simili e devono essere facilmente negoziati all’interno dei Paesi dell’Unione europea. La vigilanza è affidata alle autorità del Paese dove il fondo è stato costituito. Per esempio, un fondo lussemburghese sarà vigilato dalle autorità del Lussemburgo, anche se offerto in Italia, ed il prospetto informativo dovrà essere depositato presso la nostra Consob.
A seconda dello stile di gestione i fondi comuni possono essere “growth” e “value”. I fondi growth, cioè “crescita”, investono su società che si prevede potranno registrare una forte espansione, sia in quote di mercato che come utili aziendali. Sono dunque fondi “aggressivi”, e quindi presentano un certo rischio, ma anche un potenziale di guadagno maggiore rispetto ai fondi value. I quali, invece, investono in società molto stabili, che hanno “valore”, con fondamentali molto solidi, e che hanno delle oscillazioni molto più contenute rispetto alle società dei fondi growth.
A seconda della capitalizzazione (cioè della dimensione dei titoli azionari compresi nel fondo), abbiamo i fondi azionari “small cap” se il fondo investe su azioni di società con meno di 1 miliardo di euro di capitalizzazione,i fondi azionari “mid cap”, con una capitalizzazione tra 1 e 3 miliardi di euro, e i fondi azionari “large cap”, se il fondo investe su titoli con capitalizzazione superiore a 3 miliardi di euro. In teoria i fondi “large cap” dovrebbero essere più sicuri e stabili rispetto agli altri, ma non sempre è così, perchè spesso il mercato premia le piccole società con bilanci sani e prospettive di utili molto interessanti.
A seconda della valuta, ci sono, infine, i fondi in valuta espressi in dollari, in euro, in sterline, in yen, e così via. Questa classificazione è molto più importante di quanto non sembri a prima vista. Infatti se un italiano acquista un fondo espresso in dollari e non copre il rischio di cambio, nel caso in cui la Borsa americana salisse, per esempio del 10%, ma contemporaneamente il dollaro scendesse del 10% rispetto all’euro, si ritroverebbe con un rendimento pari a zero. Se invece il dollaro salisse del 10% il nostro italiano guadagnerebbe il 20%.
Per questo motivo prima di sottoscrivere un fondo occorre informarsi bene sulle sue caratteristiche, leggendo con attenzione il prospetto informativo, in modo da essere consapevole dei rischi a cui vanno incontro i propri risparmi.