La maggioranza delle insoddisfazioni legate agli investimenti finanziari discende dalla mancata comprensione dei rischi finanziari. Quando gli esperti del settore o gli analisti finanziari parlano di rischio si riferiscono a qualcosa di molto specifico che non coincide, nell’accezione del termine, con il concetto che i comuni risparmiatori gli attribuiscono.
Il rischio, finanziariamente parlando, indica la probabilità di ottenere un rendimento diverso da quello atteso. Ad esempio posso investire 10.000 euro in un determinato investimento con un aspettativa di resa del 10%, il rischio è che al momento del realizzo, questo investimento possa generare un rendimento inferiore o negativo rispetto a quello atteso. Questo può verificarsi per diversi motivi, ciascuno dei quali identifica una precisa tipologia di rischio.
Rischio specifico
Il rischio specifico è quel rischio che si corre quando il risultato dell’investimento è legato alle sorti di pochi emittenti di strumenti finanziari.
Concentrando gli investimenti in singoli titoli ci si espone ad un tipo di rischio che non è controllabile. Il rischio diventa incertezza. L’incertezza è un qualcosa di molto diverso dal rischio, il rischio è un elemento calcolabile e quindi controllabile, mentre l’incertezza non si può calcolare.
Rischio sistematico
Di solito, nel mondo della finanza, quando si parla genericamente di rischio ci si riferisce al rischio legato alle “oscillazioni del mercato” nel quale si sta investendo. Questo rischio è detto rischio sistematico perché non eliminabile.
E’ possibile eliminare il rischio specifico con un’attenta diversificazione degli investimenti creando cioè un paniere di titoli che sia rappresentativo di una quota, la più ampia possibile, dell’intero mercato cui ci si riferisce. Ovviamente se non si possiede un patrimonio ingente la miglior diversificazione è ottenibile utilizzando i Fondi di Investimento.
Il rischio sistematico, a differenza dal rischio specifico, è calcolabile tecnicamente in termini di “deviazione standard”, cioè la misura della volatilità.
A titolo di esempio, si può dire che il mercato azionario mondiale oscilla intorno al 15% annuo. Ciò significa che se si investono 10.000 euro, alla fine dell’anno possiamo avere 11.500 o 8.500 euro.
Rischio gestore
Assodato che per evitare il rischio specifico è necessario diversificare i propri investimenti sul maggior numero di titoli possibile acquistando quote di Fondi di Investimento. La maggioranza dei fondi distribuiti si definisce “a gestione attiva”, fondi cioè che investono non con l’obbiettivo di replicare il risultato dell’indice del mercato a cui si riferiscono, ma hanno l’obbiettivo di battere il benchmark, cioè migliorare la performance espressa dall’indice di riferimento. Questo vuol dire che il risultato dell’investimento sarà influenzato non solo dal rischio sistematico ma anche dalla maggior o minor capacità del gestore. Ecco quindi che si profila un altro tipo di rischio, il rischio del gestore.
Il rischio del gestore crea incertezza, non è possibile sapere se il gestore farà meglio o peggio del mercato. L’errore da non commettere nello stimare capacità di un gestore e performances di un investimento è quello di fare valutazioni basate sui risultati passati, non vi è infatti alcuna garanzia che si ripropongano nel futuro.
Un’alternativa può essere investire nei fondi indicizzati, fondi cioè “a gestione passiva” che hanno l’obiettivo di riprodurre nel loro portafoglio la composizione del paniere dell’indice borsistico al quale si riferiscono, producendo quindi un risultato che nella maggior parte dei casi è direttamente sovrapponibile alla prestazione fornita dall’indice stesso.
Rischio del “market timing”
Negli anni dal 1985 al 2000, il rendimento medio dei fondi comuni azionari distribuiti negli U.S.A. è stato del 13,50% annuo. Il rendimento medio dei risparmiatori americani che hanno investito negli stessi fondi è stato del 5%. Come mai una così grande differenza? Semplicemente perché, commettendo l’errore della maggior parte dei risparmiatori, gli investitori americani hanno acquistato e venduto mediamente, sempre nel momento sbagliato! Nel tentativo di non farsi sfuggire i periodi positivi di borsa e di cercare di limitare le perdite nei periodi negativi, hanno sempre sbagliato il “time to market”, cioè il momento di ingresso/uscita dai mercati ed hanno finito per guadagnare molto meno di quello che avrebbero potuto guadagnare semplicemente standosene fermi, si sono quindi esposti al rischio del market timing.
Quando si decide di variare un investimento fatto in base ad una previsione, se poi questa non si realizza, per recuperare la perdita sarebbe necessario fare una modifica che produca un rendimento doppio. Dopo due errori consecutivi sarebbe necessario avere un rendimento quadruplo per recuperare. In breve tempo è impossibile recuperare la perdita subita in seguito a scelte sbagliate.
Ma quel che è peggio è che questo rischio produce ancora una volta incertezza perchè non è ne calcolabile ne, quindi, controllabile.
Un risparmiatore non dovrebbe mai modificare gli investimenti effettuati in base alle previsioni (proprie o altrui) circa l’andamento dei mercati finanziari.
Gli acquisti o le vendite dei prodotti finanziari devono essere guidate principalmente dai propri flussi finanziari (cioè dalle necessità di risparmio o di consumo) e da una buona asset allocation. Ormai è dimostrato che gli spostamenti fatti per cercare approfittare il più possibile delle opportunità del mercato, mediamente, sortiscono l’effetto contrario e producono gravi perdite.
Rischio liquidità
Ci sono solo due modi per liquidare un investimento:
1) aspettare, quando esiste, la naturale scadenza e farsi rimborsare dall’emittente;
2) vendere, nel durante, lo strumento finanziario sul mercato.
Per vendere uno strumento finanziario sul mercato è necessario che ci sia la controparte acquirente. Se possediamo un titolo che non viene scambiato sul mercato molto frequentemente (o, peggio, che non viene scambiato affatto) ci si espone ad un rischio liquidità. Ciò significa che per realizzare l’investimento sarà necessario vendere sottoscosto rispetto al corretto valore di mercato.
Per evitare questo rischio è necessario investire in titoli che presentano un elevato volume di scambi giornalieri (es. acquistare obbligazioni non quotate, come quelle emesse dalle banche è un modo per esporsi ad un alto rischio di liquidità, per non parlare poi delle obbligazioni strutturate che hanno un alto livello di rischio liquidità e molte non sono addirittura negoziabili).
Rischio valutario
Se acquistiamo investimenti denominati in una valuta diversa dall’Euro (Dollari, Yen, Sterline, ecc.), il risultato dell’investimento sarà influenzato non solo dall’andamento degli strumenti finanziari sottoscritti ma anche dal rapporto di cambio fra l’Euro e la valuta nella quale è denominato l’investimento fatto. Questo cambio può essere favorevole o sfavorevole, ma comunque influenzerà il risultato finale.
Ci sono buone ragioni sia per assumersi questo rischio (la diversificazione è la prima di tutte) sia per non assumerlo. E’ comunque molto importante esserne consapevoli.