L’investitore che vuole basarsi sulle analisi fondamentali intende decidere sui movimenti del mercato finanziario attraverso strumenti che determinino la differenza tra valore di mercato di un’azione e valore teorico della stessa. Quindi in tal modo ci si concentra sullo studio dell’oggetto di scambio, ovvero sul titolo azionario stesso, allo scopo di determinarne il valore effettivo: così potranno essere prese decisioni razionali su acquisti/vendite di azioni in base a una definizione del valore delle stesse.
Le analisi di settore
L’analista fondamentale ha spesso una forte specializzazione, all’interno del mercato azionario, relativa a diversi settori: per ogni segmento del mercato vengono infatti approfondite e analizzate le relazioni tra domanda e offerta, l’evoluzione della concorrenzialità, i costi e i cicli di vita dei prodotti del settore.
I tre macrosettori tradizionali
Il modello storico tradizionale mette in luce la distribuzione delle varie attività economiche all’interno di tre settori: settore primario (agricoltura), secondario (industria) e terziario (servizi). In questo tipo di modello l’evoluzione dei sistemi economici porterebbe alla generazione di una saturazione progressiva dei bisogni dei settori di rango inferiore e un incremento della domanda di quelli di rango superiore. I confini tra i tre settori sono comunque diventate nel tempo sempre più sfumati e alcuni studiosi hanno proposto di far rilevare una distinzione che si basasse sulle peculiarità della gestione di attività industriali e gestione di attività terziarie. Le attività industriali vengono solitamente distinte in base a due criteri: 1)criterio della destinazione del prodotto (si avranno allora imprese produttrici di beni finali e di beni strumentali; 2)criterio della natura dell’attività svolta (si avranno attività che fanno riferimento al comparto manifatturiero o non manifatturiero).
In quale settore investire
Una classificazione per macrosettori come quella appena esaminata è utile per individuare politiche di investimento idonee, a patto però che individui anche classi di attività finanziarie omogenee al loro interno e differenziate rispetto ad altri ambiti settoriali. L’analista fondamentale si basa essenzialmente su alcuni dati generali e non sugli andamenti dei mercati finanziari.
Aumenta il peso dei settori. La diversa composizione settoriale degli indici borsistici è destinata a giocare un ruolo di grande rilievo, in rapporto soprattutto alle dinamiche di crescita dei diversi settori economici. La progressiva armonizzazione dei sistemi fiscali, tributari e legislativi sta portando a una sostanziale uniformità dei tassi di crescita, in particolare all’interno dell’area dell’UE, e quindi a una scarsa variazione di comportamento dei mercati nazionali. I portafogli di investimento e la ricerca azionaria si ispirano sempre più a logiche settoriali.
Old Economy e New Economy
L’avvento imponente dell’era internet ha davvero rivoluzionato la normale classificazione settoriale delle imprese. In modo fin troppo esemplificativo, le aziende quotate sono oggi spesso classificate come appartenenti all’ambito della New Economy oppure della Old Economy. Nella New Economy vengono fatte rientrare le più evolute società di telecomunicazioni, produttrici di hardware e software e soprattutto le cosiddette “dot com”, ovvero le società di internet. Le società appartenenti a questa categoria produttiva vengono quotate nei “nuovi mercati” (il cui simbolo è il Nasdaq); la parte residuale viene per così dire “ghettizzata” nella Old Economy. L’analista fondamentale ha dunque l’arduo compito di individuare il reale valore dei settori in espansione della New Economy, al fine di elaborare strategie di investimento vincenti. In linea di massima, la capitalizzazione raggiunta dalle numerose imprese “dot com” vincenti ha spesso superato quella di imprese cosiddette tradizionali, ma il reale valore dell’azienda della New Economy è molto difficile da determinare
Analisi societaria
L’analisi fondamentale approfondisce prevalentemente lo studio dei bilanci societari riferiti a più esercizi con comparazioni storiche, valutazioni delle prospettive e della concorrenza. Chi punta su un’analisi fondamentale societaria per scovare l’azione “vincente”, può mettere in atto la strategia di andare alla ricerca delle aziende che stanno vivendo momenti di difficoltà, spesso dovuti a meccanismi automatici di chi opera in Borsa. Le vendite creano panico tra gli azionisti, che preferiscono disfarsi dei titoli, anche se l’azienda è in realtà solida. E in questi momenti l’analista fondamentale può servire a mettere a segno dei colpi importanti puntando sulle aziende che si ritiene siano “sottovalutate”.
I metodi per valutare l’impresa
Sono tre le metodologie più utilizzate per calcolare il valore dell’impresa. Vediamole insieme:
Metodi reddituali. Il valore dell’impresa viene direttamente correlato alla capacità di produrre reddito nel tempo. Per la determinazione del reddito atteso si fa riferimento a un’espressione sintetica rappresentativa del valore medio normale di reddito che si ritiene l’azienda sarà in grado di produrre nei futuri esercizi di bilancio. Altro metodo utilizzato è quello della proiezione dei risultati storici di bilancio, in chiave prospettica. Si può infine far riferimento al metodo dei risultati programmati, che si rifà all’impiego in imprese medio piccole di stime formalizzate.
Metodi finanziari. Si basano sul principio per cui il capitale economico dell’azienda è pari al valore attualizzato dei flussi di cassa che l’impresa è reputata in grado di generare. In rapporto ai flussi di cassa, in particolare, esistono due metodi: a)il primo considera il flusso disponibile per la remunerazione degli azionisti (attualizzazione a un tasso pari al costo dei mezzi propri); b)il secondo include anche i flussi da destinare ai finanziatori a titolo di credito.
Metodi patrimoniali. Si basano sul valore corrente dei dati contenuti nell’ultimo bilancio aziendale disponibile. Sono due le metodologie disponibili in questo senso: a)metodo patrimoniale semplice, che comprende all’attivo i soli beni materiali; b)metodo patrimoniale complesso, che comprende anche alcuni beni immateriali.
Metodi misti reddituali-patrimoniali. L’adozione di metodi congiunti permette di stimare correttamente i futuri risultati dell’azienda e di valutare il grado di rischio dell’investimento prospettato.
Molto interessante.