Vediamo ora quali sono le caratteristiche di un buon portafoglio:
deve essere sempre diversificato;
rendimento e rischio di tutti i prodotti finanziari sono variabili direttamente proporzionali, non esiste il prodotto con alto rendimento e basso rischio;
il rendimento dipende molto di più dalle quantità investiste nelle varie forme di investimento (azioni, obbligazioni, assicurazioni, ecc.) piuttosto che dal periodo scelto per effettuare l’investimento;
quando si effettua un qualsiasi investimento bisogna sempre conoscere il rendimenti minimo del portafoglio per valutare il grado di rischio;
Il rendimento passato specialmente quello di breve periodo (uno o due anni) è solo un rendimento passato;
rivedere il proprio asset periodicamente con il proprio Promotore Finanziario.
L’INVESTIMENTO AZIONARIO
nel lungo periodo il rendimento delle azioni è sempre stato superiore a quello delle obbligazioni;
fare previsioni di breve termine (inferiori ai 6 mesi) è praticamente impossibile per le troppe variabili in gioco, mentre sono indubbiamente più affidabili le previsioni di lungo periodo;
l’unico punto di riferimento per fare previsioni di lungo sulla borsa è il ciclo economico;
meglio investire in buone titoli azionari di aziende a larga capitalizzazione per un lungo periodo, che tentare di prevedere gli alti e bassi del mercato in un’ottica chiaramente speculativa. Il rendimento nel lungo periodo sarà sicuramente maggiore, ma purtroppo l’investitore medio cerca quasi sempre il profitto di breve termine; i tassi bassi sono il principale carburante per il mercato azionario.
L’INVESTIMENTO OBBLIGAZIONARIO
il rendimento di un obbligazione va sempre valutata dal rendimento reale. Il rendimento reale è dato dal rendimento effettivo del titolo meno il tasso di inflazione;
un alto rendimento corrisponde sempre ad un rischio della divisa o ad un rischio dell’emittente.
rischio e tasso di un obbligazione crescono insieme;
anche il titolo obbligazionario può generare minusvalenze sul suo prezzo in caso venga venduto prima della scadenza (Es: i titoli a cedola fissa in un periodo di tassi in rialzo perdono di valore).
I FONDI COMUNI
il fondo comune segue sempre l’andamento del mercato, se il mercato dove investe sale allora anche il fondo sale;
il fondo è utile per investire quando non si dispone di un grande capitale. Per investire sulla borsa americana ci vogliono almeno 100.000 € per realizzare un giardinetto titoli accettabile (una decina di titoli azionari), somma che non tutti possiedono, allora il fondo torna utile, perché con bassi capitali si investe acquistando un buon portafoglio opportunamente diversificato sotto il profilo dei titoli e si ha, inoltre, la consapevolezza che il proprio capitale è gestito da esperti.
Per ottenere un buon risultato dai propri investimenti non occorre essere dei maghi della finanza. La soluzione valida in assoluto non esiste, ne è mai esistita. Il vero segreto del successo sta nella capacità di applicare una regola elementare: DIVERSIFICARE.
La diversificazione è fondamentale per ottenere un rendimento positivo nel medio periodo corretto per il rischio.
Se investiamo il nostro capitale a disposizione, tutto in un unico titolo, il rischio che corriamo è altissimo, in quanto se per sfortuna l’azione su cui abbiamo tanto creduto subisce una pesante correzione e il prezzo si dimezza rischiamo di dover rimetterci buona parte dei nostri risparmi; se invece di avere un solo titolo ne abbiamo due, dieci, venti sarà più difficile che tutti vadano male.
In pratica acquistando più strumenti finanziari si ha una maggiore probabilità che qualcuno vada bene e possa più che compensare quelli che vanno male.
Il concetto valido per le singole azioni o obbligazioni di uno stesso mercato è ancora più valido per i diversi mercati internazionali.
L’esempio del Giappone è importantissimo: dal 1989 al 1999 il mercato azionario nipponico ha perso all’incirca il 60% dai valori massimi raggiunti alla fine degli anni ottanta; chi avesse investito solamente in quel mercato, nonostante un’ottima diversificazione tra tutti i titoli del listino, oggi si leccherebbe le ferite.
Chi invece ha effettuato nell’89 una diversificazione internazionale, nonostante il mercato giapponese ha dato risultati molto negativi, le borse americane, europee hanno dato dei rendimenti medi annui dall’89 al 99 oltre il 10%, così da compensare ampiamente le perdite subite per quella parte di patrimonio che si è voluta destinare al mercato del sol levante.
Quando si fa la diversificazione bisogna tenere conto di diversi fattori che possono influenzare le nostre scelte:
il coefficiente di correlazione dei mercati
il rischio valuta
Il coefficiente di correlazione è la relazione tra i rendimenti di due titoli o ancora meglio tra due mercati.
Si tratta di un numero compreso tra -1 e +1 e indica in che modo due differenti mercati si muovono nello stesso periodo di riferimento. Un esempio è utile per capire: supponiamo che il coefficiente di correlazione tra due mercati sia -1. Questo significa che se uno dei due ha un andamento positivo dell’uno %, l’altro avrà un rendimento negativo di -1%. Questo esempio è il caso estremo, non esistono due mercati azionari con un coefficiente -1 tra di loro, la globalizzazione dei mercati finanziari negli ultimi anni ha reso le borse molto correlate tra di loro e se ci sono problemi macroeconomici in un paese industrializzato molto probabilmente la crisi è espandibile su tutti gli altri mercati. E’ comunque nella norma trovare mercati con coefficiente compreso tra lo 0 e 1, il che significa che se fosse 0,5 se uno dei due mercati ha un rendimento negativo dell’1%, l’altro molto probabilmente perderà solo lo 0,5%. In quest’ottica la diversificazione permette di abbattere il rischio.
Nell’attuare la diversificazione internazionale dell’investimento è importante tenere conto del rischio valuta. Infatti, investire nei mercati emergenti può essere molto rischioso, queste nazioni non hanno ancora sviluppato un mercato interno a causa della povertà della popolazione e le grandi industrie nazionali quotate nelle borse del paese di origine sono principalmente rivolte ai mercati esteri tramite l’esportazione dei loro prodotti, è ovvio che una svalutazione della moneta nazionale rende i prezzi dei beni prodotti più competitivi rispetto quelli delle nazioni concorrenti.
Chi investisse in un mercato che svaluta la propria moneta potrebbe avere grossi guadagni nelle azioni perché si suppone che l’alta competitività dei prezzi possa aumentare la produzione dell’azienda e di conseguenza gli utili, ma quanto si guadagna nel prezzo dell’azione lo si potrebbe perdere nella conversione della valuta locale in quella corrente nel nostro paese di origine.
Lo stesso discorso vale per quei mercati che pur non essendo emergenti hanno una valuta differente dalla nostra come l’America, mentre con l’entrata dell’Euro la diversificazione tra mercati europei aderenti alla moneta unica è ormai priva di rischio valuta.
Una corretta diversificazione si può fare in diversi modi:
– Il più classico è quello di dividere il proprio patrimonio tra i diversi mercati mondiali rispettando i pesi che questi hanno nella capitalizzazione complessiva di tutte le borse internazionali acquistando i fondi comuni d’investimento specializzati in quell’area geografica.
Un passo successivo è quello di scegliere la composizione del portafoglio rispettando la propria propensione al rischio.
Un risparmiatore poco propenso a rischiare sceglierà un portafoglio prediligendo l’investimento obbligazionario area euro (senza rischio valuta).
Un risparmiatore più evoluto e disposto a rischiare qualcosa di più può permettersi una diversificazione più spinta verso l’investimento azionario ed effettuare un’asset allocation prediligendo quei mercati dai quali ha aspettative di crescita superiori alla media disinteressandosi della capitalizzazione di ogni singolo mercato. In quest’ottica è molto importante valutare in che parte della curva della frontiera efficiente il nostro portafoglio si trova, infatti il rischio che corriamo associato ad un rendimento atteso potrebbe essere troppo alto.
La migliore strategia di diversificazione oggi attuabile è quella delle 5D che consiste nel ripartire gli investimenti in senso temporale, fra tipi di titolo, fra le diverse aree geografiche, fra titoli con differenti possibilità di apprezzamento nel tempo e, da ultimo, fra strumenti. Solo così è possibile ottenere risultati molto interessanti e sopratutto in linea con le aspettative di ogni risparmiatore.