Il prestito tra privati è possibile e non perseguibile dalla legge. Ci possono essere prestiti tra un familiarie convivente (genitori, figli, coniugi) e tra parenti stretti (fratelli, sorelle, cognati ecc…ecc…). Nel momento in cui le cifre diventano significative, la legge italiana consente di regolamentare per iscritto il prestito.
Per regolarizzarlo, si rende necessario redigere un documento, chiamato contratto di prestito, in cui è necessario indicare tutti gli estremi del prestito: dai nomi dei contraenti del contratto alla somma prestata, includendo sia i tempi di restituzione che le clausole particolari (è anche possibile includere gli oneri di mora, ovvero l’interesse da versare nel caso di ritardo nel pagamento di una rata). Sostanzialmente viene stipulata una scrittura privata, che può essere scritta utilizzando questo fac simile.
Generalmente l’interesse sul prestito non è presente, in quanto viene considerato un passaggio di denaro tra amici, ma non esiste l’impossibilità di aggiungerlo. Il trasferimento di denaro può essere effettuato sia come contanti che come bonifico bancario. Nel caso del bonifico, si consiglia di indicare come causale ‘prestito familiare infruttifero‘ ai fini della più facile reperibilità della transazione.
Ma in cosa consiste precisamente il Prestito Fruttifero in ambito famigliare? Spiegandolo con un esempio pratico, se il genitore volesse prestare al figlio i soldi per comprare una casa, ad esempio, senza aggiungere interessi, non può passarglieli in mano. E’ necessario passare attraverso un iter più complesso: bisogna redigere il documento di prestito da un notaio apponendoci il suo timbro e la sua firma per essere sicuri di non avere in seguito magagne col fisco italiano. Che si sa, di questi tempi, trova ogni minima irregolarità: tra l’aumento dei controlli sui conti in banca e l’introduzione del redditometro, i rischi di errori fiscali, con conseguente esborso di tasse elevatissime, è molto concreto. Questo perchè secondo il redditometro, nuovo strumento del fisco, tutti i versamenti in entrata sul conto bancario vengono considerati come ‘ricavo’, se non viene dimostrato il contrario, e si presume che tutto ciò che viene speso nell’arco dell’anno solare sia il reddito dell’individuo.